La gentilissima Sofia Postai risponde ad alcune mie domande e ci svela il suo pensiero e qualche chicca sui suoi progetti futuri:
Cosa diresti a professionisti che si vantano di avere anni di lavoro ed esperienza alle spalle e ancora fanno siti con tabelle e frames?
Che si stanno facendo del male, perché è un’impostazione obsoleta e attaccabile, soprattutto i frames. Per le tabelle chiuderei un occhio, se è una sola e da stabilità al layout. Trovo che sia poco qualificante professionalmente (e quindi autolesionistico) ma non è questa gran tragedia.
Si vedono ben altri orrori in siti table-less…
Preferisco un sito con una tabella che vedo bene anche con Safari, che un sito di purezza adamantina che vedo bene solo con Explorer.
Comunque possono esserci eccezioni: ricordo un articolo di Eric Meyer in cui spiegava come in un caso particolarissimo non avesse altra scelta che fare dei frames…
Ancora oggi, se c’è necessità di avere un layout elastico in verticale, ma con elementi allineati in basso, la soluzione più robusta è ancora la tabella. Certo che se i dannati browser onorassero le istruzioni “display:td” e così via sarebbe una bella cosa.
Il codice è solo uno strumento. Bisogna padroneggiarlo, è ovvio, ma non diventarne schiavi.
Qual è il progetto a cui ti sei dedicata con più passione in assoluto?
Un portale che non ebbe molta fortuna. Si chiamava “I AM”. Lo riprogettammo completamente in poche settimane (la versione precedente era del tutto inusabile). Lavoravamo anche di notte. I miei collaboratori una volta hanno persino dormito in ufficio per non perdere tempo andando a casa.
Oppure certe web application molto toste, in cui trovi una soluzione che, dopo trovata, sembra così logica e ovvia, che quando mostri il progetto realizzato tutti ti guardano come per dire “beh, dove sarebbe la bravura? e’ banale”.
Ecco, rendere banali le cose complesse: questo mi appassiona.
Su Italianwebdesign è domanda ricorrente: come hai iniziato la tua libera professione? Ed io spesso rispondo: facendolo, e basta! La tua biografia è nota ai più, pertanto ti chiediamo: come hai capito che il webdesign sarebbe stato il naturale evolversi della tua professione?
Quando il fatturato per i siti web ha superato di gran lunga quello per le consulenze di comunicazione (la mia precedente attività). Ho cominciato per gioco e il primo sito l’ho fatto gratis (il secondo per 500.000 lire).
“Niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma.” (o si copia, diceva il mio prof di webdesign). Spesso ci ritroviamo a “scopiazzare” idee grafiche o di navigazione, struttura etc: è una legge quindi che vale anche per il web?
Assolutamente sì. Quando mi chiedono come si comincia rispondo sempre “copiando da quelli più bravi di noi”.
Che poi è quasi impossibile copiare integralmente. Trovi una soluzione di interfaccia qui, un uso del colore lì, un menu intelligente in un altro posto ancora… poi cominci progettare per i tuoi obiettivi… e viene una cosa completamente diversa.
Non so quante volte sono partita da stopdesign.com…
Il web è un mezzo aperto alle contaminazioni, fluido… trovo sbagliato non cogliere gli stimoli o i trend (anche estetici, perché no?) come se stessimo progettando il primo sito del mondo.
Per quanto riguarda l’usabilità, poi, aderire alle abitudini dell’utente è indispensabile per ottenere un’interazione fluida e dare “confidenza” col sistema.
Il carrello l’ha inventato Amazon… lo fareste diverso? La paginazione, quando necessaria, la fareste diversa da quella di Google?
Io assolutamente no.
Italianwebdesign è un blog nato dalla volontà di aiutare chi si affaccia in questo mondo e non sa da dove cominciare. Una situazione in cui mi sono ritrovata e che ha trovato le basi solide in un corso finanziato dalla Regione Lombardia. Corsi che purtroppo sono sempre meno, mentre sullo stesso livello di qualità troviamo masters che costano svariate migliaia di euro. Come può uno studente salvarsi da questa jungla?
Proponendosi per uno stage di almeno 6 mesi (in 3 mesi non impari nulla) presso strutture qualificate.
Si impara lavorando. Però un minimo di partenza si deve già sapere (il codice, le abitudini della rete) anche perché mi sembra strano che qualcuno decida a freddo, di fare il web designer senza saperne nulla.
Il web design può essere noiosissimo. Fare codice (o debuggare CSS) può indurre al suicidio se non ti appassiona smontare una pagina pezzo per pezzo fino a trovare l’istruzione incriminata che fa impallare Explorer…
Sarebbe un po’ traumatico scoprirlo dopo un corso costoso, no?
Conosci Italianwebdesign? E’ nato da meno di un anno ma già in molti lo seguono. Che ne pensi di iniziative di questo tipo in generale? Sono dispersive o possono essere una guida?
Ne penso tutto il bene possibile. Le community sono sempre state il cuore della rete. Condividere e scambiare idee, problemi, soluzioni è fondamentale in un lavoro che spesso è solitario.
E’ necessaria una buona conduzione-moderazione (che porta sempre via molto tempo) perché la community non scada mai e mantenga la sua funzione di guida, ma vedo che a Italianwebdesign non manca…
Hai pubblicato tre libri utilissimi nonchè divertentissimi. Personalmente mi hanno aiutata a non sentirmi sola in questo mondo pazzo pazzo del webdesign. A quando il prossimo? Senti di aver altro da dire?
Troppo buona :-))
Il prossimo che vorrei scrivere riguarda le web application e le interfacce relative.
Ultimamente l’80% del lavoro che ho è relativo a web application. E’ un ambito molto stimolante, anche se per forza di cose non si ottengono risultati esteticamente eclatanti (ma puliti ed eleganti, questo sì!).
In una web application lo spazio non si può “sprecare” con elementi non indispensabili.
La letteratura, in compenso, è piuttosto ampia, perché a tutti gli effetti ci possiamo rifare agli studi sull’usabilità del software anche se il web rimane comunque un mezzo più povero in termini di possibilità tecniche, di quanto non sia un programma che gira nel computer.
Anche questo WAI-ARIA del W3C mi pare un progetto interessante, che sto seguendo.
Perché molte di queste applicazioni gireranno su siti della pubblica amministrazione, obbligate all’accessibilità.
Però non so quando e se lo scriverò questo nuovo libro… ma se lo scriverò sarà sulle web application usabili.