Visto che non trovo in nessuna edicola la rivista e che non si sono degnati di mandarmene una copia, alla facciazza loro e del copyright ecco la mia intervista. Invito Laura De Masi e Samuele Schiavo ad inviarmi il testo delle loro tre risposte così le mettiamo a confronto qui su Italianwebdesign.
1 – Cominciamo con le basi: chi è e cosa fa un web designer?
Un webdesigner è equiparabile ad un ingegnere: progetta i siti web dalle fondamenta. Decide che piattaforme usare, la struttura di navigazione e grafica, segue gli standard di creazione delle pagine xhtml con supporto dei css e gli standard di accessibilità per i disabili, indicizzazione dei siti web, marketing; inoltre anche se non programma applicazioni web (per questo ci sono i web developer) si trova spesso a metter mano a script php, librerie javascript e customizzare le applicazioni a seconda delle esigenze del cliente.
Si occupa talvolta anche dell’immagine coordinata dello stesso (cioè il cartaceo, quali biglietti da visita, logo, carta da lettera e moduli fatture, etc); questo ovviamente dove il background e le competenze grafiche del webdesigner lo permettano.
Inoltre deve avere buone doti di comprensione e “pace zen” per sorridere al cliente e ascoltare e interpretare le sue esigenze.
Si fa prima a dire cosa non fa un webdesigner 😉
2 – Come nasce un buon Web Designer? (Che percorso di studi o professionali ha seguito? Che competenze tecniche ha?)
Purtroppo non esiste una formazione standard in Italia che ti permetta di diventare “webdesigner”. Io sono ragioniere programmatore e sono stata fortunata a poter frequentare un corso finanziato dalla Regione Lombardia che mi ha dato un’infarinatura generale su tutto: grafica digitale, xhtml, progettazione, webmarketing, che sommata al background di programmazione ha fatto il resto, ma gran parte la si fa da autodidatta o grazie all’esperienza diretta tramite gli stage. Poi c’è chi ha un suo background tutto personale, e magari comincia con un corso universitario di marketing o un corso di grafica digitale presso una società a pagamento, ma ripeto, il resto lo fanno tanta pazienza e voglia di tenersi aggiornato. I libri del settore aiutano e formano, gli articoli sul web arrotondano e completano la propria formazione.
La voglia di crescere e imparare è una cosa che non deve mai fermarsi nel nostro settore, per cui se essere autodidatti serve a coltivarla ben venga questo tipo di percorso. Poco importa l’età in cui si decide di diventare webdesigner e il proprio background.
3 – Il Web 2.0 ha ridisegnato negli scorsi anni i parametri del Webdesign tradizionale. Quali tendenze scorgi nel Web design di oggi e in quello di domani?
Domanda difficilissima. Credo che meglio di così non si possa inventare. Ora sta a chi fa il web ad adattarsi alle novità, a migliorarsi, a crescere. Che il web si rinnovi e porti un’interazione come quella attuale, impensabile fino a solo qualche anno fa, è una cosa, ma metterla in pratica è ben altro.
Pensa che online si vedono siti creati da poco che usano ancora tecniche obsolete nonché grafica indecente, inusabili e inaccessibili. La vergogna del web, insomma. Ma finchè è una “newbie” che fa errori e vende quei siti a basso costo, pazienza, si migliorerà con il tempo. Diventa grave quando lo fanno personaggi che si rivendono come webdesigner o grandi società, per non parlare di fantomatiche associazioni di categoria che a loro volta indicono premi web. Paradossalmente il problema principale del web è la disinformazione, e quando questa colpisce il cliente la cosa va degenerando perché non riesce a distinguere da solo il buon webdesign da quello inaccessibile.
Che dite ci sono andata pesante? XD
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