Molto in sintesi. Fotografare gli sconosciuti per strada (o in altro luogo pubblico al chiuso), sì. Pubblicarle: no.
Sono ben lontani i tempi in cui uno dei fotografi più bravi di tutti i tempi, Henri Cartier-Bresson fotografava “l’attimo” per strada, immortalando persone colte in ambientazioni e in situazioni visionarie.
Visto che ci troviamo, approfondisci la sua storia e le sue foto, studiane il movimento, la prospettiva, il significato, e vi ci troverai un mondo.

Tornando a noi esseri umani, che ci ritroviamo in questo dilemma, alla luce di nuove leggi a protezione della privacy degli individui, come dobbiamo comportarci nel fotografare persone?
La legge italiana è chiara e riporta molti esempi pratici.
Le persone coinvolte in un evento pubblico, che sia per strada o al chiuso, si intendono implicitamente consenzienti nell’uso delle fotografie scattate durante lo stesso. Spesso infatti ad eventi dove sia possibile aggiungere questo stadio burocratico, che so ad eventi di formazione dove c’è anche una registrazione di nomi e dati personali, etc vi fanno firmare una liberatoria, vi sarà capitato.
Mi rendo benissimo conto che la foto perde di spontaneità se si chiede al soggetto di poterlo fotografare. Ma se abbiamo un momento alla Cartier-Bresson infatti non è necessario chiedere preventiva autorizzazione.
Se però poi questo soggetto se ne accorge, sarebbe ancor più educato e delicato comunicargli e confermargli che gli è stata fatta una foto (magari lodandolo affinché non se la prenda).
Ma se vogliamo pubblicarla su una pagina facebook o su un nostro portfolio online, dobbiamo chiedere consenso. Anche verbale va bene.
Vendere la foto? Se non esplicitamente reso il consenso, no.
Per farla breve, vi lascio un articolo che ne parla approfonditamente. Questa è la legge italiana, informatevi poi nei vari paesi in cui doveste trovarvi a fare da fotografi.
https://commons.wikimedia.org/wiki/Commons:Country_specific_consent_requirements
Photo in copertina di As I See it