[fisco] Ma il regime dei minimi è davvero conveniente?

Tanta paura, quando si supera un certo volume di affari (5.000€ annuali) e si rende necessaria la partita iva. Ma se rientri nei requisiti per il cosiddetto regime dei minimi puoi usufruire di qualche vantaggio.

Per fare un po’ di chiarezza, visto che si parla di pressione fiscale che tanto fa paura ed è effettivamente pesante in Italia, ne ho parlato con il mio commercialista, che ha risposto ad alcune domande che ti ripropongo.

Consiglio sempre, a chi mi chiede se aprire la partita iva o meno, di farlo, se si rientra  nel regime dei minimi perché la pressione fiscale è inferiore. E’ giusto?
Tanto per fare chiarezza una volta per tutte: le tasse si applicano a fine anno sul netto di ciò che rimane sottraendo le spese o sul totale imponibile?
Il regime dei minimi è al momento il regime più conveniente, prevede imposte calcolate con la sola percentuale del 5% sul ricavo netto, cioè ricavi meno costi dell’attività, quindi è corretta la tua affermazione.
In virtù di questo, è corretto allora essere meno pessimisti e dire che effettivamente la pressione fiscale non è poi di più della metà di quanto incassato, almeno in questo regime?
E’ corretto se si pensa alla sola imposizione fiscale. Per una corretta previsione delle spese dell’attività consiglio sempre di tener conto anche dei contributi previdenziali obbligatori. Si può dire però che anche calcolando contributi ed imposte le spese ammontano a circa il 34% del fatturato se si è nel regime dei minimi, quindi meno del 50% di cui si parla spesso.
La previsione di spese pari al metà del fatturato si riferiscono all’imposizione fiscale irpef, l’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche, che aumenta con reddito maggiore e parte da un’aliquota del 23% fino alla massima del 43%.
Bisogna precisare però che con l’irpef si possono godere di molte detrazioni in più rispetto al regime dei minimi, quali detrazioni per lavoro autonomo spese varie come quelle mediche, veterinarie, ecc.
Mi rendo conto però che la differenza di percentuali tra il regime dei minimi e l’irpef è così alta da tener conto solo della prima anche se non si potrà usufruire di queste detrazioni!
Le aliquote Irpef valgono solo per chi NON è nel regime dei minimi e cambiano in base al reddito del contribuente:
  • 23% fino a 15.000 euro di reddito,
  • 27% con un reddito tra 15.001 e 28.000,
  • 28% tra i 28.001 e i 55.000,
  • 41% tra i 55.001 e i 75.000 euro,
  • 43% per redditi che superano i 75.001 euro. 

Le aliquote dal 27% al 43% valgono solo per i redditi eccedenti le cifre di reddito che ti ho detto.

Per spiegare meglio: con 15.000 euro di reddito si devono versare 3.450 euro di tasse (15.000 euro * 23%).
Nel secondo scaglione Irpef, quello con aliquota al 27%, si versano 3.450 euro di tasse più la parte di reddito che eccede i 15.001 euro.

Quindi con un reddito di 25.000 euro si versano 3.450 euro + [(28.000 – 15.001)*27%] = 3.450 + 2.700 = 6.150 euro di tasse. Analogo discorso vale anche per gli altri scaglioni di reddito.

Una cosa importante che ritengo di dover dire a chi incomincia a lavorare con partita Iva e vuole quantificare quanto dovrà pagare di imposte è tener conto del fatto che le tasse si pagano con il meccanismo del saldo e degli acconti. Il motivo per cui molti dicono che il primo anno si ‘paga il doppio’ delle tasse è dovuto al fatto che lo Stato chiede un anticipo di imposte per l’anno successivo a quello per cui si redige la dichiarazione che è pari al 100% del saldo dell’anno precedente. Per la qual cosa il primo anno in cui si farà la dichiarazione dei redditi si avrà da pagare (ad esempio per i contribuenti minimi) il 5% del reddito netto come saldo dell’anno precedente ed anticipare già il 5% dell’anno in corso. Questo porta ad un raddoppio dell’esborso monetario che è bene tenere a mente per evitare brutte soprese!

Grande Fabio, grazie!!
[Aggiornamento: leggi qui: http://www.laurynlabs.it/regime-dei-minimi-2015-dobbiamo-aspettarci/ ]

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